Questo tumore si sviluppa nell’esofago, il canale attraverso il quale gli alimenti e i liquidi ingeriti arrivano allo stomaco. Generalmente la malattia inizia nelle cellule del tessuto che riveste internamente l’esofago (epitelio): le cellule, per ragioni non ancora chiare, subiscono un’alterazione nel loro DNA, che le porta a crescere e proliferare in modo incontrollato. Il tumore può crescere e invadere i tessuti limitrofi e diffondersi anche ad altre parti del corpo.
I diversi tipi di tumore dell’esofago sono classificati secondo le cellule coinvolte:
- l’adenocarcinoma generalmente origina nelle ghiandole muco-secernenti che sostituiscono il normale epitelio dell’esofago e colpisce più frequentemente la parte bassa dell’esofago, vicino allo stomaco
- il carcinoma a cellule squamose colpisce le cellule del rivestimento normale dell’esofago e riguarda soprattutto la parte centrale del canale
- il linfoma e il sarcoma sono forme molto più rare di malattia
Il trattamento moderno dei pazienti affetti da tumore dell’esofago prevede un approccio multidisciplinare e si basa sull’integrazione clinico-professionale di gastroenterologi, chirurghi, oncologi medici e radioterapisti, otorinolaringoiatri e pneumologi, sulla qualità dei servizi di diagnostica (anatomia patologica, radiologia interventistica, endoscopia) e di supporto terapeutico (nutrizionisti e fisioterapisti). Questo garantisce al paziente le migliori opportunità per prevenire, diagnosticare e curare la malattia.
Punto chiave nella gestione chirurgica ottimale di questi pazienti è la possibilità di usufruire di tecnologie mini-invasive quali la chirurgia Robot assistita, laparoscopica e toracoscopica
Quali sono i fattori di rischio per il tumore dell’esofago?
Si pensa che uno stato di infiammazione cronica dell’epitelio possa contribuire ad alterare il DNA delle cellule e a sviluppare il tumore.
I principali fattori di infiammazione cronica sono:
- abuso di alcol
- fumo
- masticare tabacco
- reflusso di bile
- malattia da reflusso gastro-esofageo, cioè la risalita nell’esofago di materiale acido proveniente dallo stomaco, dovuta al difettoso funzionamento della valvola che c’è tra questi due organi
- acalasia esofagea, una malattia che colpisce la muscolatura dell’esofago e rende difficoltosa la deglutizione
- ingerire alimenti bollenti
- dieta povera di frutta e verdura
- obesità
- alterazioni precancerose nelle cellule, presenti nell’esofago di Barrett (la trasformazione della mucosa dell’esofago da cui sono affetti molti di coloro che soffrono di un grave reflusso gastro-esofageo)
Altri fattori di rischio sono:
- età: la maggior parte dei casi viene riscontrata tra il 55 e i 70 anni;
- sesso: gli uomini sono più colpiti delle donne (la proporzione è di 3 a 1).
Sintomi:
Quasi sempre i sintomi iniziali del tumore dell’esofago sono la perdita progressiva di peso preceduta dalla disfagia, cioè dalla difficoltà a deglutire, che di solito compare in modo graduale, prima per i cibi solidi e poi per quelli liquidi. Frequentemente dopo l’alimentazione, che con l’andare del tempo tende a ridursi sempre più, si associa vomito precoce. La deglutizione può anche essere dolorosa, nel caso di tumori ulcerati. Questi sintomi sono riferiti dal 90 per cento circa dei pazienti.
Nei casi più avanzati la crescita del tumore può provocare un calo o un’alterazione del tono di voce perché coinvolge i nervi che governano la mobilità delle corde vocali; inoltre sono frequenti tosse insistente (da rigurgito di liquidi o cibo nelle vie aeree), talvolta dolore retro-sternale o vomito ematico.
In alcune forme di tumore si riscontra un ingrossamento dei linfonodi ai lati del collo e sopra la clavicola, o la presenza di liquido nel rivestimento del polmone (versamento pleurico) che condiziona la comparsa di dispnea (difficoltà a respirare). La presenza di metastasi anche distanti può causare dolori ossei o ingrossamento del fegato, ma ciò avviene di solito nelle forme molto avanzate. I dati prodotti dal registro italiano tumori segnalano una sopravvivenza a 5 anni che in media non supera il 12 per cento se la malattia è stata diagnosticata in fase avanzata, mentre è discretamente più elevata se è stata scoperta in fase iniziale.
Diagnosi
Il primo passo nella valutazione strumentale dei pazienti affetti del tumore dell’esofago consiste solitamente in un esame endoscopico dell’esofago (esofagoscopia), nel corso del quale il medico inserisce un tubo flessibile, sottile e illuminato, chiamato endoscopio, lungo l’esofago fino a raggiungere lo stomaco.
L’endoscopio permette al medico di visualizzare l’esofago dall’interno e di prelevare piccoli campioni di tessuto (biopsia) da sottoporre ad esame istologico al microscopio. In alcuni casi, è possibile che il paziente sia sottoposto a un esame radiologico dell’apparato digerente che prevede l’utilizzo di un liquido denso (bario) somministrato per bocca, che si fissa al cilindro di rivestimento interno dell’esofago rendendo in tal modo più visibile ogni eventuale anomalia.
Esami di stadiazione
In caso di diagnosi certa di tumore dell’esofago, sono necessari ulteriori accertamenti al fine di stabilire il livello di infiltrazione del tumore negli strati dell’esofago e la sua eventuale diffusione ai linfonodi o ad altri organi, un processo detto stadiazione clinica.
L’individuazione esatta dell’estensione e della diffusione della malattia è il passaggio cruciale ai fini della selezione del trattamento appropriato per ciascun paziente.
Gli esami di stadiazione effettuati includono: